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La seduzione per immagini e parole
Ripercorrendo le tappe della comunicazione pubblicitaria, dagli Anni Venti ai giorni nostri, ci si rende conto di come calze e collant non siano stati tanto i portavoce dell'evoluzione tecnologica del settore, quanto piuttosto abbiano sottolineato il mutamento della femminilità in rapporto alla realtà sociale ed alle sollecitazioni della moda.
Che gambe angeliche
Nel 1922 l'Industria Calze Nazionali parlava al suo pubblico attraverso il disegno di un timido angioletto circondato da splendide gambe vestite di calze colorate: erano, quelli, gli anni di Coco Chanel, che con la sua moda invitava le donne a concedersi l'inebriante piacere della conquista. Con gli Anni Trenta, però, la seduzione angelica veniva accantonata. II problema di quest'epoca della moda era rappresentato dalla fragilità delle costose calze di seta, per cui la pubblicità del Salvacalze Ados faceva scoprire il modo attraverso il quale giungere alla soluzione, una soluzione duplice dal momento che lo slogan decantava le proprietà del prodotto non solo per la conservazione delle calze, ma anche per la guarigione dei calli. Altra epoca, altra storia. Perché negli Anni Quaranta le calze venivano vendute inesorabilmente all'asta per fare fronte alle spese belliche, cosi' le donne si disegnavano la riga sulle gambe per simularne la copertura. Chi possedeva un paio di calze, dunque, se lo teneva ben stretto e a lungo, con la complicità del Rimagliacalze Stella pubblicizzato in quel periodo.
Ancora meglio di una pelliccia
Con gli Anni Cinquanta, però, cambiava il tenore della vita e, con la nuova, arrivava l'alta moda per antonomasia. Era il lusso a trionfare, per cui la Doppieri non poteva che parlare alle donne delle sue calze in lana merinos, che assicurava essere meglio di una pelliccia. I cortei e le manifestazioni per l'indipendenza femminile caratterizzavano invece gli Anni Sessanta, quando Rene Gruau tratteggiava l'immagine di una donna essenziale nella pubblicità delle calze realizzate con il filato Ortalion della Bemberg. La donna essenziale di Gruau, però, nel decennio successivo diventava figlia dei fiori.
Ma alle donne che cercavano di allontanare lo stereotipo maschile si contrapponevano quelle che, invece, sulla femminilità volevano continuare a puntare. E cosi alla Malerba sembrava naturale riscoprire le gambe e, in una sua immagine pubblicitaria del 1978, puntava sulla fresca femminilità di una ragazza in altalena. Un'immagine spontanea e pulita, priva dell'ostentazione e dell'edonismo che caratterizzavano gli Anni Ottanta, quando un'eroina del cartone animato diventato film, Jessica Rabbit, invitava a conoscere le calze Ori mostrandole dal provocante spacco del suo lungo abito avvolgente.
Tempi moderni, vecchio rigore
Un cartoon che, per quanto seducente, non aveva niente a che fare con la seduzione in carne ed ossa di Kim Basinger. interprete della pubblicità Golden Lady. Con la bionda attrice di "Nove settimane e mezzo" per la comunicazione pubblicitaria degli Anni Novanta inizia una nuova era, quella dei testimonial di caratura internazionale. E cosi Levante porta in Italia il divo della soap opera "Beautiful", Ronn Moss il quale firma ed interpreta assieme alla moglie la campagna pubblicitaria mentre Sanpellegrino bussa alle porte di Antonio Banderas e Valeria Mazza. Tra una pagina pubblicitaria ed uno spot televisivo I'industria della calza scopre che sul finire del secondo millennio si può comunicare pure attraverso altri mezzi, come le telepromozioni e le sponsorizzazioni. Ad esempio di Miss Italia, dal momento che le più belle in concorso a Salsomaggiore Terme mostrano anche le gambe, vestite da Azira. Eppure, per quanto vestite, ieri come oggi le gambe portano comunque con se un messaggio seduttivo. Provocatoriamente invitante se Wolford non ha potuto far girare nelle strade di New York, sui mezzi di trasporto cittadini, la nuova immagine della campagna firmata dal fotografo Helmut Newton: una ragazza, ripresa da dietro, solo con collant e scarpe. Passi I'affissione nel Times Square, ma in giro per la città - ha decretato l'azienda dei trasporti municipali di New York - proprio no. |